venerdì 29 marzo 2013

QUALITà VS QUANTITà. LA GENERAZIONE DELLA MODA USA E GETTA






Zara, H&M, Stradivarius, Bershka, Subdued, Mango, Aldo... Ormai non si contano più. I punti vendita di moda low cost a Milano hanno invaso vie del centro, della periferia e i centri commerciali: sono sempre pieni, non conoscono crisi, fanno prezzi stracciati proponendo capi moda che riproducono nel disegno i capi di sartoria e riportano le stampe e le fantasie in linea con il trend del momento. Collaborano con stilisti e star, fanno capsule collection per supportare questa e quella causa, si fanno pubblicità con testimonial più o meno famosi.

Sono gli anni della moda usa-e-getta, in cui stiamo sacrificando la qualità alla quantità. E sono io la prima ad aprire l'armadio e notare che i capi di grandi marchi o di buona fattura stanno ferocemente combattendo per non essere sommersi da quello più cheap. Poi sono sempre io la prima a dire che bisogna saper mixare, che dobbiamo avere tutti dei capi base di alta qualità a cui abbinare il pezzo low budget che fa tendenza e che non ci resta sul groppone la stagione successiva. Ci sono però anche i contro. Per quanto una li sappia portare, si tratta di capi con una vita utile ridotta, che non hanno l'orlo finito a puntino, o che fanno i pallini dopo 4 lavaggi. Ma soprattutto per quanto il ricambio di merci sia frequente l' effetto divisa è assicurato. Tutte con il jeans a leggings e il golfino lungo, piuttosto che tutte con il chiodo di simil pelle, la camicia a scacchi e il cappello di lana o ancora il peggio quando si esce la sera e tutte hanno la stessa borsetta o lo stesso abitino poco impegnativo di leggerissima viscosa.

Colgo l' occasione per sottolineare che la moda usa-e-egetta non è un fenomeno eco sostenibile. Sì, mi tirerete in ballo la storia della linea bio di H&M, ma mi preme ricordare che il GUARDIAN già nel 2008 denunciava il fenomeno della "mc Fashion" per l' impatto ambientale, la massiccia produzione di diossine e lo sfruttamento della manodopera. Non invito certo al boicottaggio di un sistema che dà lavoro a migliaia di persone, ma a non fare acquisti a cuor leggero.



Con la crisi investire in capi di qualità a volte può essere un sacrificio. In genere il capo di sartoria lo si va a cercare all' outlet e , a testimonianza del cambio dei tempi, se vuoi un oggetto di qualità, unico e originale, per tutti i giorni, punti sul vintage.A questo proposito segnalo Vintage Afro Picks sia sul web che direttamente via facebook dove trovare capi anni "80-"90 , e i negozi il Vintage Spirit Mutistore in via Cantore 3, il Cameo in via Fiori Chiari e lo storico Cavalli e Nastri in via Gian Giacomo Mora 3.



Queste catene oltre ad ammazzare il mercato dei beni di qualità (e non faccio riferimento al mercato del lusso che ne soffre in maniera marginale), si sta proponendo anche nella forma come un sostituto a basso profilo di negozi cult per la loro avanguardia. I nuovi fratelli di H&M, "COS" e il recentissimo "& OTHER", con i loro capi dal sapore di design scandinavo e i loro concept store rendono la vita difficile a negozi famosi da tempo per la loro avanguardia come Frip (porta Ticinese 16 , Zap( via Quintiliano 33), il Purple( colonne di san Lorenzo al numero 22), Tad (via Statuto ).

Torniamo a ricercare la bella mano dei tessuti, le cuciture ben eseguite, i tagli di alto profilo. C'è bisogno di riscoprire uno stile personale che vada al di là della proposta moda della settimana, c'è bisogno di coerenza. Una volta identificato il nostro profilo fashion, sarà più facile capire dove indirizzarci. Salviamo le boutique, il buon gusto milanese, il made in Italy. Non smettiamo di acquistare i capi delle grandi catene , ma cerchiamo di farlo non tanto con la foga del buffet a prezzo fisso, anche perchè alla fine 5 paia di pantaloni a 15 euro sono una spesa di 75,quindi a conti fatti ci troviamo comunque a spendere cifre non indifferenti per un qualcosa che non ci durerà nel tempo. E' il momento del cambio dell'armadio. Questa stagione facciamolo con tattica e furbizia.

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