giovedì 6 dicembre 2012

LA MISTERIOSA ECO DELL'ARMADIO PIENO

E' sempre così. Per tutte. Arriva il giorno in cui si spalancano le ante dell'armadio per scoprire che "maledizione, non ho niente da mettermi". Per quanto sui ripiani siano piegati in ordine cromatico 45 cardigan, sebbene la storia del denim in tutte le sue forme faccia bella mostra di sé sulla fila di grucce lì accanto, anche se proprio la settimana prima avete bazzicato il vostro negozio preferito, la dura verità è che proprio per l'occasione X il guardaroba è totalmente sprovvisto di opzioni. Quell'abitino che vi faceva sentire una sexy valchiria pronta a conquistare il mondo fino a ieri, oggi è irrimediabilmente fuori dalla portata del vostro mood; quella giacca che avete preso ai saldi perché "un Versace a questo prezzo non lo troverò mai più", naturalmente non si abbina a niente; l'abito jolly, che la commessa vi ha rifilato come passepartout, è troppo formale per l'uscita in pizzeria, troppo poco casto per incontrare i genitori di lui, troppo poco per il matrimonio della cugina, troppo poco sexy per il cubo in discoteca, troppo provocante per andare a confessarvi. Volevate mettere delle scarpe fantastiche che avete preso perché tremendamente sensuali, che però cozzano con un guardaroba di golfini e scamiciati, o avete azzardato un colore che in negozio vi faceva sentire così originali e all'avanguardia, che il solo abbinamento possibile è la pelle nuda e tanto mascara.
La prima soluzione è precipitarsi nell'armadio della mamma o nel baule della nonna, per scoprire che il vintage espresso è perfetto solo per giocare alle signore al tè delle 5 o per una serata a tema "Come eravamo". Allora la traiettoria si sposta verso il guardaroba della sorella o dell'amica, per scoprire che i pezzi che saccheggiate di solito sono a lavare, sono finiti nel cassone della Caritas (forse perché lei era stufa di uscire con la copia di sé stessa), o peggio, sono diventati il vostro look da uscita, al punto che se riguardate le foto dei party precedenti, sembrate inserite con il copia incolla.
Allora si fanno due conti, si mette insieme un budget decente per non intaccare il fondo delle emergenze sotto il materasso e al contempo non obbligarvi a scegliere tra capetti insulsi (che vi farebbero rimanere al punto di partenza), piuttosto che l'ennesimo outlet (in cui incappereste nella trappola "troppo a buon prezzo per lasciarlo lì", tornando con quei capi destrutturati, tagliati al vivo, taglia unica, unisex, evergreen, che aspetteranno in eterno l'occasione adatta che, fidatevi, non arriverà mai), e via verso nuove avventure.
Attenzione. A mio modesto parere, niente è meglio dello shopping in solitaria. Bella la favola alla "Sex and the City", dove le amiche glam fanno shopping di gruppo tra un Cosmo e l'altro. Ma parliamoci chiaro: abbiamo, noi e le nostre amiche, un budget illimitato, un fisico scultoreo e la possibilità di entrare in Rinascente per affidarci a Christian (Dior), Giorgio (Armani), Stefano e Domenico (Dolce e Gabbana), consce che quei capi  siano oggettivamente in  grado di farci sembrare uscite da Vogue? La percentuale di mani alzate davanti allo schermo mi sembra scarsina.
L'amica crede di conoscervi, si immedesima in voi e vi porta al camerino le proposte più incoerenti: se lei si ritiene più glam di voi, tenderà a scegliervi capi o basici (perché pensa non siate pronte per la paillette e il pantalone a zampa), o dannatamente estrosi per cercare di convertirvi ("il marabù mandarino è davvero un pezzo night and day, passando per incombenze come il supermercato"). Se ha un look tradizionale, vi proporrà l'outfit della nonna Carolina, lodandone la praticità e l'immortalità ("dalla bis trisavola a mia sorella, nessuna donna della famiglia ha mai smesso di dare il giusto peso allo scamiciatino fiorato e ai gemelli con bottoncini madreperlati. E tutte abbiamo trovato l' uomo della vita, sforniamo torte e bambini e guidiamo un mini van. E il mocassino marrone è un must have assoluto, comodo ed elegante").
Se vi trascinate dietro lui, state pur certe che lo troverete sempre più svaccato sulla poltroncina fuori dal camerino, intento a escogitare le lusinghe e i complimenti più convincenti ed adulanti per porre fine alla vostra spola da un lato all'altro di una boutique immancabilmente (ai vostri occhi di cliente frustrata) sguarnita e datata.
Se poi ci andate con un parente, che vi ha visto crescere e vi ha cresciute e quindi tende a pensare che il suo gusto personale faccia parte del corredo gentico, rischierete di tornare a casa come la zia Maria, che avrete accontentato per zittirne il continuo "ah, come mi ricordi quando ero giovane!"
Affidarvi alle cure della commessa può essere un'idea, ma osservatela attentamente prima. Se non ha una divisa, assicuratevi vi piaccia il suo look, se è presa e stressata, cercherà di liberarsi al più presto di voi rifilandovi la prima cosa la cui zip sale in un colpo solo. Se vi accoglie con eccessivo entusiasmo e loda anche quei pantaloni a vita alta con le pinces che vi fanno sembrare uscita dal casting per "Yentol", allora il suo giudizio non è oggettivo, se è troppo più bella e tirata di voi, aggraziata e leggera su quei tacchi sottili che indossa da 18 ore filate, lascite perdere, non vi piacerà nulla di quello che vi porterà, anche se perfetto per voi.
Lo shopping è un'arte, e come tale parte dall'ispirazione. Se lo pianificate troppo, state pur certe che non otterrete i risultati sperati; se uscite troppo mirate, puntualmente non troverete la taglia, il colore o il taglio che volevate. Siate di mentalità elastica e critiche con voi stesse. Più che sul capo come oggetto, concentratevi sull'abito come veicolo di emozioni: "come voglio sentirmi? che impressione voglio dare?". Fare un censimento di scarpe e soprabiti per non acquistare un capo che non sareste in grado di abbinare. Ma soprattutto vivete l' esperienza come un piacere e non un dovere.
E ora scusatemi, ma è arrivata Elle e io, guarda caso, non ho niente da mettermi.

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