giovedì 7 novembre 2013

PRINCIPI AZZURRI COSTRETTI ALLA FUGA








Noi donne siamo bravissime a lamentarci, diciamocelo. Ed è una cosa che non solo ci riesce bene, ma che ci piace anche. E' un lusso che ci concediamo nel momento in cui ci fermiamo durante la frenesia della giornata e ci sediamo a pensare. Pensiamo che le nostre gambe non sono abbastanza lunghe, le tette abbastanza grandi; pensiamo che l'arrosto che porteremo in tavola non sarà morbido e burroso come quello che la nostra amica ha preparato l'altra sera; pensiamo che non abbiamo budget per acquistare quel cappottino che ci ammicca da settimane nella vetrina sulla via per l'ufficio; che abbiamo troppo lavoro arretrato, che non ci siamo allenate abbastanza o abbiamo sgarrato eccessivamente. Ma la maggior parte delle volte, ci piace tantissimo lamentarci di una cosa in particolare, soprattutto in gruppo quando facciamo serata tra donne: di Lui. Lui che non risponde ai nostri messaggi, lui che esce con gli amici, lui che non ci porta mai i fiori, che al cinema non ci fa scegliere; Lui che è geloso, che se gli chiedi uno strappo puntualmente ha da fare; Lui che non nota che abbiamo fatto la frangia, che non ci ringrazia abbastanza e dà tutto per scontato; Lui che non mette mai la felpa che gli abbiamo regalato per Natale e che non fa mai un gesto spontaneo. E ci ascoltiamo l'un l'altra e annuiamo convinte esclamando continuamente "Non me lo dire guarda!"-"E' troppo vero, cioè..."-"Sì infatti, parliamone..."
Poi succede, arriva quello che non è stronzo, che non ci fa disperare, che non gli puoi recriminare nulla. E' il ragazzo che ti viene a prendere, che ti fa trovare la tua canzone preferita in macchina ("no ma giura?"). Che lascia perdere quello che sta facendo se lo chiami in lacrime perché hai litigato con la tua migliore amica, che ti paga il cinema e divide equamente i pop-corn ("sì certo e devo credere che esista?"). Quello che ti sa prendere il giorno che nello specchio vedi un elefante nano, e ti dimostra che quello che stai dicendo sono eresie estetiche, che ti guarda come se esistessi solo tu ("eh come no, ti sei addormentata guardando un film?"). Se esce con gli amici si ritaglia un quarto d'ora per sapere com'è andata tua la giornata, si sorbisce le vetrine con te che parli a macchinetta e se gli fai la prova del " mi stai ascoltando" la passa lasciandoti interdetta("No amica ma parliamone, ha un fratello?"). A quel punto passiamo a lamentarci di quanto sia impeccabile, ci incaponiamo finché non troviamo il modo di non farcelo andare giù, CI LAMENTIAMO PERCHE' CI HA TOLTO IL GUSTO DI LAMENTARCI, e facciamo facciamo finché non ci dà la chance di lagnarci perché ha scelto un' altra. I principi azzurri ci sono, chissà perché non siamo capaci di vederli finché non vanno al galoppo sul bianco destriero.

mercoledì 11 settembre 2013

LA NOSTRA VITA ATTACCATI AD UNO SCHERMO.SIAMO TUTTI TOGETHER ALONE






DATI ALLA MANO:

-Nel secondo trimestre del 2013 sono stati venduti la bellezza di 45,1 milioni di tablet, un aumento del 56% rispetto allo stesso periodo dell' anno precedente;

-Apple detiene ancora la più ampia fetta di mercato, nonostante abbia subito un calo che ha favorito la diffusione di Samsung, che arriva a 8,1 milioni di pezzi venduti sempre nel secondo trimestre registrando una crescita del 227%. Seguono nell' ordine Asus e Lenovo e Acer;

-8 smartphone su 10 si basano sul sistema operativo Android; Samsung vende più di 500 smartphone al minuto;

-E' stato stimato che entro il 2015 negli USA ogni americano avrà un tablet. Nel mondo entro 4 anni le vendite saliranno a 414 milioni di tablet e 68 milioni di e- reader, muovendo qualcosa come 100 miliardi di dollari;

-già dal 2011 la vendita di smartphone ha superato quella del PC, che entro il 2015 verrà sorpassato dalle tavolette digitali;

-Gli italiani assieme agli Inglesi sono il popolo che utilizza maggiormente lo smartphone come camera phone. Il 44% delle foto caricate sui social è rappresentato da autoritratti mentre il 35% dalle serate in compagnia.




Questo week -end ho sentito di un locale che ha affisso al sui interno un cartello che recita "In questo locale non c'è wii-fi. parlatevi!". E' il segno che nei tempi della nuova tecnologia, dei social virtuali e dell' informazione a portata di click anche nel deserto, quella che ci rimette è la socialità. C'è un' espressione che identifica questo nostro nuovo modo di essere: TOGETHER ALONE. E mi ci metto anche io. E' un gesto talmente naturale quello di estrarre in qualunque momento smartphone e tablet, che ormai non ci facciamo più caso. Non è come quando da bambini portavamo a tavola in Game Boy e ci sgridavano perché non stavamo partecipando all' unico momento di ritrovo familiare, o come quando si passavano ore in camera davanti allo schermo del computer che ci occupava la scrivania sopra e sotto tra torre, casse, schermo, tastiera e mouse.



Andando in giro vedi gruppi di ragazzini ognuno che controlla la propria pagina Facebook, andiamo al ristorante e prima e dopo l' ordinazione stiamo lì a mandare gli ultimi WhatsApp o a dare l'ennesima occhiata ai risultati delle partite prima di concentrarci sul commensale. Ma il simpatico gadjet tecnologico resta sul tavolo da ambe le parti, perchè appena arriva il piatto bisogna postare l' immagine su Instagram. Io se non guardo il telefono per due ore, poi mi ritrovo il menu a tendina strapieno di icone: sms, mail, WhatsApp, Line, Chat on, Facebook, eventi...diventa quasi obbligatorio tenerlo in mano sempre e guardarlo ogni quarto d'ora come minimo. Se si stanno facendo code in posta, in banca, per entrare a un concerto, se si aspetta la metro o si sta facendo un lungo tragitto sui mezzi, è immediato prendere un tablet o uno smartphone e leggere un I-book, guardare in streaming una puntata del nostro telefilm del momento, girellare su You Tube o giocare a "Farm ville" o "Candy Crush". E quando la noia dell' attesa si fa comunque sentire, ci chiediamo come si facesse una volta senza questi technological devices a passare il tempo. La sera li posiamo per ultimi, c'è chi ormai non legge nemmeno più una pagina di un libro prima di spegnere la luce. Abbiamo sempre costantemente gli occhi appiccicati a qualche schermo. Sul lavoro non se ne può fare a meno, diventa dotazione di tutti i menager e responsabili delle diverse aziende. Se non li abbiamo con noi ci sentiamo persi, isolati. Paradossalmente oggi ci si sente più isolati in una folla se non si ha il telefono, piuttosto che a casa da soli ma rassicurati dalla finestra tecnologica sul mondo. L' interazione personale si sta evolvendo, e forse definirla personale è un termine improprio. Parliamo allora di interazione sociale, e prepariamoci a perdere via via contatti con il mondo reale, ad avere tutto e tutti in qualunque momento e luogo a portata di polpastrello. Avremo una nuova definizione di KEEP IN TOUCH

venerdì 30 agosto 2013

A.A.A. CERCASI BRAMBILLA. UNA MILANESE IN PAOLO SARPI

18.947 è approssimativamente il numero di Cinesi a Milano, 8,7% degli stranieri nel capoluogo. E' letteralmente raddoppiato tra il 2005 e il 2010 ed è in continuo aumento. La comunità cinese possiede l'80% dei negozi con vetrina su strada nel quartiere di Paolo Sarpi, e gestisce qualcosa come 5000 negozi in tutta Milano. Ha anche i primi posti della top 10 dei cognomi meneghini, dove Zhou e Chen si lasciano alle spalle Rossi, Fumagalli , Colombo e il mitico sciur Brambilla.



E allora andiamo in territorio cinese a dare un occhiata da vicino al quartiere. La prima cosa che colpisce è la pulizia dei marciapiedi e delle aiuole. Se ho contato 5 mozziconi di sigaretta è tanto. La seconda cosa che salta all'occhio è il mitico carrellino che tutti , milanesi compresi, si portano appresso.


Ma mente la sciura nata sotto la Madonnina ci carica la borsa della spesa, i cinesi portano dalle due alle tre scatole dall'ignoto contenuto, che diventa identificabile se si intercettano nella via secondaria i camion di provenienza, che sono stipati di quella che presumibilmente è la merce che è esposta nelle vetrine. Viene spontaneo chiedersi quando mai riusciranno a venderla tutta. Tra i negozi più presenti abbiamo quelli di bigiotteria, dove collanine e braccialetti di plastica dai colori chiassosi sono ordinatamente riposti in bustine tipo prove di "C.S.I scena del crimine", ed esposte una accanto all'altra su intere pareti illuminate al neon di negozi di cui nessuno vorrebbe mai fare l'inventario. Al secondo posto i negozi di gadjet per i-phon, i-pad, i-qualunque cosa. Potreste avere una cover per il vostro cellulare da abbinare a qualunque capo del vostro armadio, lo potreste travestire neanche fosse carnevale, farlo brillare diglitter da dovervi mettere gli occhiali da sole (fino a che alla prima botta tutte le scintillanti pietruzze attaccate con lo sputo voleranno via tra i vostri improperi). Divertenti i negozi di parrucche, due in particolare se vi serve una lunga chioma glicine o un caschetto blu cobalto : "Oscar" all'angolo con via Braccio da Montone, e "Omelaya".


Non mancano gli alimentari, dove si possono passare svariati minuti con vegetali di dubbio aspetto tra le mani da girare e rigirare con aria interdetta. Dal durian che sembra un pallone da calcio borchiato e che odora di scarpe vecchie, dalla zucca invernale simile ad una gigantesca pera verdina e quasi cava, al cetriolo cinese lungo un metro e coperto di bubboni.


C'è poi il banco frizer con le teste di anatra e le lingue d'oca, e gli scaffali con la medusa in salamoia. Ma si trova anche una varietà di salse e spezie, e cartuccere di pacchetti di spaghetti di riso, confezioni di noodles da sfamare una famiglia per un lustro e i ravioli al vapore da scongelare. Le versioni cinesi dei prodotti occidentali, dagli Oreo(ci sono tutti i gusti possibili immaginabili) all' Estathe alla Pepsi; i dolci tipici, dai mochi alla moon cake che è così chiamata perché ha come elemento distintivo un tuorlo d'uovo al centro (è buonissimo ma pesantissimo); le gelatine di fagioli rossi da fare a cubetti e mangiare come snack e le verdure disidratate, le nuove patatine.


Mi sono imbattuta nel nuovo Oriental Mall, il primo centro commerciale cinese, che ha a pian terreno il market e un paio di negozietti di vestiti così sintetici che quando li tocchi i capelli si alzano ad effetto palloncino, e probabilmente se li metti e corri veloce prendi fuoco. Al piano superiore c'è una versione cinese di "Tutto escluso il muro", un bazar ben ordinato in cui puoi comprare dalle mutande ai festoni, dai vibratori ai tostapane, dal materiale gommato da mettere sul fondo dei cassetti al diario di Hello Kitty. Non male però verso l'uscita la vetrina di monili di giada. Anche se per andare sul sicuro c'è una bellissima boutique di oggetti e abbigliamento tradizionale, l'"Oriente store".


Qualche milanese ha ancora delle attività sulla via, e sembra calcare terribilmente la cadenza da bauscia quasi a volersi fare spazio tra i cinciuè.
Nei negozi di abbigliamento puoi provare la merce 3 volte su 10, e ottenere uno scontrino è possibile solo se i vigili sono nei dintorni. Ci sono un paio di negozi di griffe italiane e numerose vetrine di scarpe che vanno dal minimal al Priscilla show. Mangiare in Paolo Sarpi significa andare a casa rotolando avendo speso ben 12 euro in certi ristoranti, e la cosa divertente è che nei negozi di alimentari, la provenienza dei cibi che poi consumate anche ai tavoli è spesso da laboratori cinesi sparsi per le vie del centro o sui navigli. Da vedere l'agenzia matrimoniale, imponente con il suo marmo, le sue foto e le vetrine di abiti bianchi in poliestere.


E'stata una gita indubbiamente interessante e tornerò di certo a curiosare meglio. Ma attenzione che nei negozi siete tenuti d'occhio molto da vicino, non dovete fare troppe domande o toccare le merci. Dopotutto siete a casa loro.

venerdì 19 luglio 2013

SI SALDI CHI PUO'...!

Arrivano ogni anno sempre prima, al fine di tamponare i disastrosi bilanci commerciali dovuti a questi anni di shopping coscienzioso e rinunce strappa lacrime. Lo so io e lo sapete voi: per ogni capo tanto desiderato lasciato, ahinoi, in vetrina, un angelo perde le ali. Ma finalmente ecco i mesi di saldi. E ricordate che, escludendo tutti quei capi base che non devono mai mancare nell' armadio e che possono, e devono, essere un piccolo investimento a lungo termine (il trench, il chiodo, la borsa in pelle, il jeans "SUPER-LATO-B", la camicia bianca ben costruita, il tubino e il golf di cachemire, lo stivale da moto e la gonna a tubo), i saldi vanno vissuti come la RICOMPENSA. Non buttatevi nella ressa con le idee troppo precise (ma nemmeno da sprovvedute: non tornatemi a casa con il pantalone Versace di pitone giallo con borchiette perché "era all'80%". Chiedetevi alla cassa perché è all' 80%. Sicuramente non è un ever green. Ma un ever never). Orientatevi per stile, per tendenza, per negozio. Stile orientale? Tac, da Zara, dove non volevo nemmeno entrare, ho fatto incetta di casacche in seta stampata. Black and white? Tac, una serta dopo cena in Corso Como ed ecco la camicia di Pinko chiamare dalla vetrina. Non ero ancora andata da and Other Stories in piazza Duomo (per chi non lo sapesse, è uno store sempre della famiglia H&M ma dal profilo più dandy, più vintage suburban chic) e ad aspettarmi, un espositore di monili gothic per smetterla di pormi domande sul perché adesso mettiamo la pelle d'estate e il flou d'inverno. La moda non si interroga, la moda si segue e si interiorizza. Quindi lasciatevi trasportare dall' ispirazione. Poi è chiaro che non sarà una passeggiata comunque. Da quando sono tornata normopeso mi sembra che tutte abbiano la mia taglia perché mi sono trovata a fare più volte a gara di velocità con la falso-sorridente ragazza dall' altra parte dello stendino nel far scorrere le grucce velocissime, analizzando con occhio laser l' etichetta delle "sizes", perennemente mezza nascosta. E non credete che se trovate il capo della vita fuori posto, quella di spalle lì accanto l' abbia appena appoggiato: in saldi e in amore tutto è permesso. E in ultimo faccio un appello. Non scaraventate-calpestate-frugate come in un gioco a premi-abbandonate i capi che non acquisterete. Avete mai provato a guardare per un attimo le facce tese e insofferenti dei commessi e degli addetti ai camerini durante i saldi? Già durante l' anno, in certi negozi c'è da temere che il giorno dopo entrino a fare una strage. In questi giorni, io guardo con attenzione le scatole di grucce fuori dalle cabine con il terrore di vederci lampeggiare un detonatore. E poi se vi fate vedere umani, anche loro potrebbero confessarvi che di quel calzoncini che tanto sognavate e di cui è rimasta o la xxxxL o la xxxxS, in realtà conserva una M nel retro per l' anima buona che non ha fatto crollare la pericolante pila di scivolose magliette in viscosa. Karma in saldo.

mercoledì 19 giugno 2013

LIBRI,COPERTINE, PEANUTS E WOODY ALLEN

Dicevano le nonne le mamme e i saggi della terra: "non giudicare un libro dalla copertina","l'abito non fa il monaco","chi troppo vuole nulla stringe","chi non risica non rosica", "il gioco non vale la candela". E si potrebbe continuare per una buona oretta e mezza a snocciolare tanti altri proverbi. Perchè la verità è che anche nell' era del digitale, di facebook e dei suoi aforismi appiccicati con poca cognizione di causa sulle bacheche, dei tweet cinguettanti di cliché e frasi emo, la saggezza popolare è cosa molto attuale. C'è un proverbio per ogni occasione, che funge da "te l' avevo detto" a "ti sto mettendo in guardia". Se imparassimo a vivere in maniera proverbiale probabilmente ci risparmieremmo un sacco di figuracce, fallimenti, dispiaceri. L'aforismo se usato con senso è una consolazione non da poco, fa sentire meno soli, perchè se qualcuno ha scritto la data frase perfetta per te e la tua situazione ecco che capisci che ci sono già passate generazioni.Certo l' aforisma può essere riconosciuto come tale solo se pronunciato da personaggi di un certo spessore sociale. Woody Allen non ne sbaglia uno ad esempio. Io se ho un problema che non riesco a risolvere mi metto su un Woody e via di saggiezza su celluloide, da "Manhattan" a "Io ed Annie" passando per "Provaci ancora Sam". Quindi puoi star certo che se vedi la luce infondo al tunnel probabilmente è un treno, che se quello accanto a te in discoteca si struscia come una biscia in calore è perchè "il ballo è espressione verticale del desiderio orizzontale" e che "Si vive una sola volta. E qualcuno neanche una".





Altra fonte di saggezza non trascurabile sono i bambini di Shultz. Sally e Snoopy sono la personale fonte principale del mio sistema assiometrico. Se hai un problema di cuore puoi star certa che Lucy avrà sicuramente una risposta pronta, se ti senti abbandonato, Linus saprà usare la sua coperta per consolarti. Se ti sembra che il mondo ti perseguiti, Charlie Brown sarà sempre messo peggio di te.





La ricetta del proverbio è semplice. Pulita immediata, tac! Frutto di esperienze secolari. Una certezza insomma. E noi invece viviamo sotto la costellazione dei se e dei ma e ci mangiamo le mani quando "il principe cerca moglie" si rivela un miliardario e non lo sfigato del fast food, quando avremmo potuto buttarci e invece e invece ci siamo ancorati ad un però pesante come il cemento. Quando abbiamo dato terze e quarte e quinte possibilità a lupi che non hanno perso il vizio. Io me ne sono accorta proprio di recente. Un'amica che si rompeva la testa dietro un lupo il cui pelo rimaneva foltissimo nonostante il tempo ( e "A pensà mal se fà maal, ma se sbaglia mai"), che aveva iniziato un libro che non faceva per lei ma che aveva scelto per la copertina. Un'altra che invece credeva di poter tenere i piedi in più scarpe, e alla fine ha scoperto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Qualcuno che ha scoperto che era meglio cambiare aria perché "A mangià domà erba gh’è de diventà verd". Io che mi sono ritrovata un pettine pieno di nodi che ho fatto con un sacco di scelte sbagliate senza premurarmi di avere del balsamo a portata di mano.Ma fortunatamente c'è sempre qualcuno che te lo porta il balsamo e puoi districare il tutto senza tagliarti i capelli a zero. E ripromettendoti che da domani "Mangia, bev e tas; e viv in santa pas" perché “La vita è un caos con poche oasi e qualche momento comico".

domenica 9 giugno 2013

10 COSA DA FARE E NON FARE PRIMA DI PARTIRE

UN POST GENERATO DA ESPERIENZE PERSONALI.Ecco che sono arrivati i tre mesi estivi in cui fare i salti mortali per inserire le settimane di ferie, fare tutti contenti e scappare dalla propria vita per almeno 10 giorni consecutivi. Indipendentemente dalla meta, ci sono minimo 10 cose da fare e 10 da non fare prima di partire, quindi prendete nota e spuntate quello che avete già fatto, vediamo a che punto siete dei preparativi...

1-DICHIARATE CHE NON SPEDIRETE CARTOLINE. Oggettivamente è difficile trovare una frase nuova ogni anno per tutti, e poi così non rischiate di trovarne una pila a casa per cui dovrete inventare una scusa per non aver risposto. Io puntualmente mi dimentico e le consegno a mano al rientro, tristissimo.

2-ANDATE DAL PARRUCCHIERE A TAGLIARE LE DOPPIE PUNTE E A COMPRARE DEI PRODOTTI SOLARI PER CAPELLI. Non sarebbe bellissimo per un anno provare a minimizzare i danni di salsedine, cloro e sole evitando di tornare sbiadite, stoppose e spampanate?

3-SCREMATE ALMENO TRE VOLTE IL BAGAGLIO. è un classico portarsi via il triplo del necessario, io lo so perchè sono campionessa di overweight, il check in in aeroporto con la pesa del bagaglio mi generano ansie tremende.Quindi tirate fuori tutto quello che vorreste portare almeno tre giorni prima e ogni volta che ci passate davanti chiedetevi se davvero vi serve tutto e levate qualcosa. Anche perchè poi lo shopping da vacanza? Altrimenti fate come me e comprate una valigia aggiuntiva al ritorno di ogni viaggio.

4-INDIVIDUATE PER TEMPO IL TORMENTONE MUSICALE ESTIVO CON ANNESSO BALLO DI GRUPPO.Meglio arrivare preparate.

5-INCARICATE QUALCUNO DI INNAFFIARE LE PIANTE MENTRE NON CI SIETE. E nel caso di tagliare l'erba.Ve lo dice chi quando torna trova sempre le surfinie carbonizzate alle finestre e l' erba alta effetto savana urbana.

6-LASCAITE IN DISPENSA DELLE SCATOLETTE PER IL RITORNO E UN LITRO DI LATTE A LUNGA CONVERSAZIONE. Al ritorno nessuno ha davvero voglia di andare a fare la spesa e rientrare subito nella routine non permette il crogiolarsi nel mal di ferie.

7-BANDITE L'ALCOOL PER UNA SETTIMANA. Vi sgonfierete e comunque recupererete a suon di aperitivi.

8-NON SCRIVETE SU FACE BOOK CHE SIETE VIA. Quante case in più sono state svaligiate grazie agli annunci ingenui di vacanzieri entusiasti...

9-COMPRATE LE CREME SOLARI E UNA SPECIFICA PER IL VISO. O se volete bruciarvi oggi e sembrare dei pani di segale bruciati dopo i 50 anni fate pure.

10- PRENOTATE UNO SCRUB TOTALE DALLA VOSTRA ESTETISTA, in questo modo vi assicurerete un' abbronzatura più uniforme e la vostra pelle sarà pronta per sfruttare i benefici del cambio d'aria.




E ORA LE 10 COSE DA NON FARE.....

1-NON ABBRONZARSI IN CITTà SENZA FILTRI SOLARI.Non è il posto dove ci si abbronza che fa la differenza. Il sole preso in giardino brucia come quello preso a Miami, quindi onde evitare di portarsi già l' eritema da casa....

2-NON PRENDETE IMPEGNI SERI CON UN RAGAZZO\A CHE NON VERRà IN FERIE CON VOI. Rischiate di mangiarvi il fegato tutta la vacanza chiedendovi cosa starà facendo e con chi, oppure peggio, costringerete chi è con voi a sorbirsi pucciose telefonate del tipo,"mi ami ma quanto mi ami? attacca tu, no dai attacca tu..."

3-SE INVECE VI SIETE APPENA MOLLATI NON COMPONETEVI UNA COMPILATION DI CANZONI STRAZIANTI. Portatevi un costume di cemento, più rapido e pratico.

4-NON COMINCIATE A LEGGERE IL LIBRO DELL'ESTATE.Lo finireste prima di sdraiarvi al sole e dovrete ripiegare sul Chi che quella di fianco ha appena finito di sfogliare.

5-NON FATEVI LA FRANGIA E NON SCALATE LE MEZZE LUNGHEZZE. Niente di peggio dell' avere capelli ingestibili al vento e al sole, ripiegando su una valanga di mollettine.

6-NON FATE DIETE LAST MINUTE. Non servono e al primo pranzo buffet del villaggio vi ritrovate sotto il pareo i kg persi accompagnati da altri conosciuti sul posto.

7-NON CHIUDETEVI 18 ORE IN PALESTRA.In una settimana per avere addome scolpito e glutei di marmo, è molto più facile provare a pregare.

8-NON INVITATE L'AMICA LAGNA PERCHè VI FA PENA. Se non ci uscite per l' aperitivo nemmeno a casa, cosa vi fa pensare che averla con voi 24h al giorno possa farvela piacere?

9-NON LAVATE L'ULTIMO GIORNO GLI INTERNI DELL'AUTO CHE POI CHIUDERETE IN GARAGE. O se lo fate, assicuratevi che sia asciutta al 100%. vi assicuro, l' odore di muffa non se ne va nemmeno se poi la lasciate aperta un mese

10-NON LASCIATE NIENTE IN FREEZER E IN FRIGO. Verdure barbute e pozze di gelato liquefatto sono tra i peggiori ben tornato a casa.

venerdì 31 maggio 2013

PERCHE' LEGGERE TI FARA' RESTARE SINGLE.



E pensare che una volta le donne non potevano andare a scuola ed imparare a leggere. Lo facevano di nascosto grazie a qualche mente illuminata.E poi ecco che abbiamo preteso il nostro sacrosanto diritto a chiuderci in biblioteca e divorare pagine e pagine di romanzi e racconti. E sapete cosa ci abbiamo guadagnato oltre che ad una buona proprietà di linguaggio e una nuova apertura mentale Una terribile attitudine all'immedesimazione. Già da piccole, con le fiabe, ci sentivamo come la principessa brava e buona che scruta l'orizzonte per vedere se sarebbe arrivato il principe, chiacchieravamo e cantavamo canzoni all'animale domestico di turno, facevamo le pulizie convinte che in questo modo avremmo accumulato punti presso la fata madrina e ci struggevamo se non eravamo bionde e con gli occhi azzurri (non per niente io ho sempre parteggiato per Belle e Biancaneve).




Poi crescendo abbiamo conosciuto le candide ed erotiche eroine medievali, dalla terribile Angelica del"L'Orlando furioso", alle delicate ed eteree donne della letteratura medievale. E allora via di mascara e matita per avere sguardi magnetici che trafiggessero l'amato, nel tentativo di essere virginee e fatali allo stesso tempo. La domina in bianche vesti che fa contorcere l' uomo con un solo gesto della mano. Ma poi a minare tutte le nostre sicurezze sono giunti i tormentati amori della prosa inglese con le benedette sorelle Bronte con i loro struggenti scritti. Ed ecco tutte a rendere drammatico il rapporto con il fidanzato per avere una storia tormentata come in "Cime Tempestose" ( a mio avviso Bella della saga vampiresca ha fatto da una parte un favore alle ragazzine di tutto il mondo che hanno imparato ad amare un classico. Dall'altro ha banalizzato il duro lavoro della Bronte che ha visto il suo malinconico racconto reinterpretato in chiave emo), o a scoprire seconde donne pazze tenute premurosamente nascoste, con il solo risultato di tornare a casa e decidere che non siamo nate nell'epoca giusta, che ci meritavamo un finale diverso e che oggi tutti gli uomini fanno schifo. Per ripicca proviamo l' attitudine di Manon Lescaut o peggio, proviamo un approccio soffocante e poetico alla Fosca peggiorando la situazione.





Finito il liceo e i drammi dell'adolescenza, il rifiuto della letteratura imposta sui banchi di scuola porta nelle nostre esistenze elementi più simili a noi come Rebecca di Sophie Kinsella, Bridget Jones e compagnia bella di adorabili svampite che ci fanno sperare che inciamperemo anche noi nell' uomo della nostra vita o peggio nel fax simile in carne ed ossa del nuovo bramato Christian Gray, sì il pervertito delle 50 sfumature. Signore, la verità è che una volta chiuso il libro dobbiamo smettere di leggere quello che ci circonda. Vi ricordate Francesca dei lussuriosi di Dante? Il libro galeotto l' ha fatta secca. Non vorremo mica continuare tutta la vita ad aspettare no? scriviamocelo noi il nostro lieto fine, perché oggi il principe si ferma più facilmente a parlare con chi non ha letto o dimostra di non averlo fatto in modo così attento. Teniamoci le astuzie delle nostre eroine, ma non cerchiamo l' Heathcliff del 2013.
Accontentarsi? MAI, ma affrontare la caccia con meno orgoglio e pregiudizio ma con occhio contemporaneo e razionale, può salvarci da tanti falsi azzurri sul bianco destriero.